Approfondimento
I discorsi di Mussolini alle folle radunate davanti a palazzo Venezia a Roma, venivano diffusi dalla radio in tutto il paese e costituivano un momento importante di propaganda politica e di creazione di consenso al regime che intorno alla metà degli anni ’30, raggiunse il suo livello più alto.
Il brano riporta un passo del breve discorso tenuto dal Duce il 2 ottobre del 1935 per annunciare la mobilitazione militare contro l’Etiopia e costituisce un esempio tipico del suo stile oratorio. Mussolini non leggeva e usava un linguaggio enfatico e retorico, molto efficace però dal punto di vista della comunicazione e capace di trasmettere alle folle che lo ascoltavano direttamente o per radio, militaresca sicurezza e patriottico entusiasmo.
Camicie nere della rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani sparsi nel mondo, oltre i monti e oltre i mari! Ascoltate!
Un’ora solenne sta per scoccare nella storia della Patria. Venti milioni di uomini occupano in questo momento le piazze di tutta Italia. Mai si vide nella storia del genere umano spettacolo più gigantesco. Venti milioni di uomini: un cuore solo, una volontà sola, una decisione sola.
La loro manifestazione deve dimostrare e dimostra al mondo che Italia e fascismo costituiscono un’identità perfetta, assoluta, inalterabile.
Possono credere il contrario soltanto i cervelli avvolti nella più crassa ignoranza su uomini e cose d’Italia, di questa Italia 1935, anno XIII dell’era fascista.
Da molti mesi la ruota del destino, sotto l’impulso della nostra calma determinazione, si muove verso la meta: in queste ore il suo ritmo è più veloce e inarrestabile ormai!
Non è soltanto un esercito che tende verso i suoi obiettivi, ma è un popolo intero di quarantaquattro milioni di anime, contro il quale si tenta di consumare la più nera delle ingiustizie: quella di toglierci un po’ di posto al sole. Quando nel 1915 l’Italia si gettò allo sbaraglio e confuse le sue sorti con quelle degli Alleati, quante esaltazioni del nostro coraggio e quante promesse! Ma, dopo la vittoria comune, alla quale l’Italia aveva dato il contributo supremo di seicentosettantamila morti, quattrocentomila mutilati e un milione di feriti, attorno al tavolo della esosa pace non toccarono all’Italia che scarse briciole del ricco bottino coloniale altrui.
Abbiamo pazientato tredici anni, durante il quale si è ancora più stretto il cerchio degli egoismi che soffocano la nostra vitalità. Con l’Etiopia abbiamo pazientato quaranta anni.
Ora basta!
Affacciato al balcone di palazzo Venezia a Roma nel Giugno 1940 Mussolini comunica al popolo italiano l’entrata in guerra del paese al fianco della Germania
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