Nella storia del mondo della comunicazione, si sono susseguite tre importanti rivoluzioni: la rivoluzione chirografica (in seguito all’invenzione della scrittura avvenuta nel quarto millennio a. C.), la rivoluzione gutenberghiana (in seguito all’invenzione della stampa che ebbe luogo intorno alla metà del XV secolo) e la rivoluzione elettrica ed elettronica (in seguito all’invenzione del telegrafo, della radio e della televisione).
Inoltre, considerando gli strumenti di comunicazione, nell’arco di sei millenni, si sono succedute quattro tipi di culture: la cultura orale (che fa uso della parola parlata), la cultura manoscritta o chirografica (che adopera la scrittura), la cultura tipografica (che fonda la trasmissione del sapere sul libro stampato) e la cultura dei media elettrici ed elettronici (nella quale le informazioni vengono inviate in modo sempre pi rapido, attraverso mass media quali la televisione e la radio).
Ogni qual volta si è verificata una delle suddette rivoluzioni, gli uomini si sono divisi in due fazioni: da un lato quella degli apocalittici, che ritenevano che l’introduzione di una nuova tecnologia nella comunicazione avrebbe arrecato all’uomo solo danni irreparabili; dall’altro quella degli integrati, che affermavano che da essa sarebbero venuti soltanto benefici (per ulteriori informazioni sugli apocalittici e gli integrati vedi la pagina omonima riguardante la cultura del nostro secolo.
Il primo apocalittico, di cui ci giunta notizia, il filosofo greco Platone, che cercò di ridurre l’importanza e la funzione della scrittura a vantaggio dell’oralità che egli considerava fondamentale per mantenere in esercizio la memoria e per sviluppare l’intelligenza.
1. La cultura orale e il potere della memoria
Nella cultura orale dove non esistono né testi scritti, né stampati, il sapere deve essere organizzato in modo tale da poter essere facilmente mandato a memoria. L’udito è considerato il senso più importante e il periodare del discorso è fondato sulla coordinazione. Infatti, la subordinazione tipica della scrittura e, a causa della sua complessità, risulta difficile da memorizzare.
Il discorso orale è piuttosto ridondante con frequenti ripetizioni, citazioni e formule fisse e i precetti, come quelli legali e religiosi, non vengono enunciati in formule astratte, ma basandosi sul caso concreto.
Gli uomini della cultura orale, inoltre, quando assistono ad uno spettacolo sono un pubblico molto caldo e partecipativo, cioè si immedesimano fortemente nella vicenda e si lasciano coinvolgere totalmente. Infine è proprio grazie alla cultura orale che nasce la poesia: la ritmicità, le formule fisse e le rime consentono infatti di mandare a memoria un gran numero di concetti.
2. La cultura manoscritta o chirografica
Il merito di aver inventato la scrittura va ai Sumeri (ca. 3500 a. C.). Inizialmente la loro scrittura cuneiforme venne adoperata per esigenze amministrative e contabili, solo in seguito fu usata per raccontare eventi storici e religiosi e per composizioni letterarie, fino a diventare vera e propria scrittura internazionale.
Intorno al 3000 a. C. anche gli Egiziani diedero vita alla loro forma di scrittura: la geroglifica; successivamente essi svilupparono altri due stili sempre basati sulle immagini: la ieratica e la demotica.
La scrittura cuneiforme, pur essendosi ampiamente diffusa, non poté resistere all’avanzata dell’alfabeto greco. Infatti la rivoluzione operata da questo alfabeto, consistette nel non considerare più la sillaba come l’unità linguistica fondamentale, ma nello scinderla nelle sue componenti foniche fondamentali: le consonanti e le vocali.
Se la cultura orale era una cultura incentrata sulla memoria, la cultura chirografica una cultura che impara a fare a meno della memoria. Il libro, infatti, diventa una memoria artificiale, un’estensione della mente.
La nascita della scrittura consente anche il sorgere di nuove scienze come la filosofia, la logica e l’etica. I libri nell’antichità ebbero la forma del rotolo o quella del codice. I primi erano ottenuti arrotolando il papiro intorno ad una bacchetta; i secondi, che avevano la forma in genere rettangolare, erano ottenuti con la pergamena.
Tutto questo consentì il sorgere di vere e proprie librerie e di editori che si affidavano agli scrivani per la pubblicazione delle opere. Infatti l’arte dello scrivere era riservata a pochi librarii che venivano onorati e rispettati. Nacquero anche le prime biblioteche tra le quali le più grandi furono quelle di Pergamo e di Alessandria.
L’invenzione della stampa da parte di Gutenberg provocò una vera e propria rivoluzione nel mondo della comunicazione. La stampa fece sì che le edizioni dei libri fossero sempre più curate e fedeli all’originale. Infatti nel Medioevo la trascrizione manuale delle opere faceva sì che gli errori aumentassero proporzionalmente al numero delle opere.
I libri, una volta stampati, venivano sempre diffusi con il medesimo testo e questo fece in modo che la stampa rivestisse un ruolo fondamentale nella nascita delle lingue nazionali.
La diffusione dei libri provocò il ridimensionamento del ruolo del maestro: infatti comparve la figura dell’autodidatta. Si diffusero, inoltre, sempre più le biblioteche pubbliche e quelle private.
Naturalmente la pubblicazione di libri dagli argomenti più vari si scontrò con la nascita della censura, soprattutto ad opera della Chiesa che creò l’index librorum proibitorum (indice dei libri proibiti). Ad ultimo la stampa consentì la nascita dei primi giornali, che con il perfezionamento della tecnica, diventarono ben presto quotidiani.
4. La cultura dei media elettrici ed elettronici
L’Ottocento ed il Novecento sono i secoli del grande progresso tecnologico. Le invenzioni in ordine di tempo del telegrafo, del telefono, della radio, della televisione e dei computer hanno accelerato enormemente lo scambio di testi, suoni e immagini.
Sicuramente la più importante innovazione testuale di questi ultimi anni è stata la creazione dell’ipertesto: un sistema che permette di consultare molto più velocemente solo le parti di un libro a cui siamo interessati.
Molti studiosi contemporanei hanno condannato l’utilizzo eccessivo dei mass media, in modo particolare della televisione, rea, secondo loro, di sottrarre tempo ad altre attività più costruttive e di creare delle vere e proprie coscienze artificiali con il continuo bombardamento di pubblicità e di immagini tendenziose e violente.
Altri, invece, hanno sentenziato non la scomparsa dei libri, ma quella del leggerli. Sicuramente le due tesi sono eccessivamente estremiste perché, se è vero che il processo tecnologico inarrestabile, è altrettanto vero che libri e mass media si completano a vicenda nella formazione della cultura dell’individuo odierno.
- Ipertesto = s. m., insieme di informazioni espresse sotto forma di scritti, tabelle,
disegni, messaggi sonori e sim. cui possibile accedere con l’ausilio di un elaboratore
elettronico, che permette anche di spostarsi facilmente da un tipo di informazione
ad un altro.
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