Nel 1909 Marinetti, con il Manifesto del futurismo, pubblicato sul quotidiano francese “Le Figaro”, diede avvio al modello stesso del gruppo d’avanguardia, che esaltava la velocità della vita moderna (e per conseguenza la macchina che moltiplica le forze dell’uomo), l’azione di per se stessa indipendentemente da ogni fine, l’energia, il coraggio e persino la guerra, la sopraffazione, l’aggressione e la violenza, rifiutando la tradizione e il conformismo, attaccando i musei e le università come simbolo di una cultura “passatista”, disprezzando le donne come esseri inferiori.
Il movimento si fermò all’ammirazione esteriore per la potenza della macchina, per la grandezza del superuomo, in forma quasi esclusivamente estetizzante, decadente e retorica, senza proporsi un’analisi profonda e critica della modernità, senza rendersi conto dei suoi risvolti negativi. Se in un passo del manifesto si accenna “alle grandi folle agitate” queste sono viste non tanto come partecipazione sociale, quanto nell’entusiastica ammirazione per tutto ciò che è potente.
È facile spiegarsi perché il futurismo politicamente non poté che schierarsi con la destra italiana, interventista e nazionalista confluendo infine nel fascimo. Marinetti finirà, anzi, con l’accettare da Mussolini onori e prebende accettando di essere membro dell’ Accademia d’Italia e aderendo, in seguito, perfino alla Repubblica di Salò.
In campo pittorico, i principi del futurismo portarono ad annullare l’opposizione, propria della pittura tradizionale, tra figura e ambiente e a rivedere lo stesso concetto di forma, non più ritratta nella sua fissità ma nel dinamismo del movimento. Caratteristico dell’arte futurista fu il tentativo di rappresentare contemporaneamente le diverse azioni e le successive posizioni di un soggetto in movimento, con risultati simili a una fotografia stroboscopica o a una serie di fotografie scattate ad alta velocità e stampate su una singola lastra; esempi interessanti sono il Geroglifico dinamico del Bal Tabarin (1912, Metropolitan Museum, New York) e Il treno blindato (1915, collezione Zeisler, New York), entrambi di Severini, ovvero quadri come La città che sale, di Boccioni (1910, Museum of Modern Art, New York) oppure Cane al guinzaglio di Balla (1912, Albright-Knox Art Gallery, Buffalo).
In ambito letterario, al movimento si accostarono Aldo Palazzeschi, Corrado Govoni, Ardengo Soffici, mentre alle concezioni teatrali del futurismo diedero un contributo non soltanto teorico Settimelli e Prampolini. Vivace e aggressivo, il movimento rinnovò l’arte italiana anche nei settori della grafica, con Fortunato Depero, e dell’architettura, con Antonio Sant’Elia.
Il movimento futurista degli artisti e degli scrittori fu proseguito fino agli anni Quaranta, ma in realtà era già andato incontro a una scissione nel 1915, quando Marinetti, accolta la prima guerra mondiale come la migliore poesia futurista mai scritta, pubblicò una raccolta di testi propagandistici intitolata Guerra sola igiene del mondo e si arruolò nell’esercito italiano come ufficiale. Nel 1919 si iscrisse al Partito fascista, elogiandolo come una continuazione naturale dell’esperienza futurista nel libro intitolato Futurismo e Fascismo(1924).
Le prime ricerche scientifiche: il filone della Bullet Theory
Luigi Pirandello
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