Questa mattina ho visto Nicola e ho ascoltato i Pearl Jam, The man of the hour.
Ho pensato a tutte quelle giornate invernali passate a raccogliere asparagi e funghi a bosco Scorace, a monte Inici con Nina e Anna e i miei genitori. Ai pomeriggi e alle serate passate nel salotto della loro casa disteso sul divano, tra il sonno e la stizza per il freddo entrato dalla porta aperta da un visitatore. Entravano vari personaggi, il più interessante era Mino con la sua sciarpa gialla e il suo sigaro che si mischiava alle sigarette creando un odore assurdo, mentre in cucina si preparava la cena con quello che si era raccolto durante il pomeriggio. Su quei divani ci siamo addormentati tutti, nessuno ha fatto eccezione. La mia sorpresa è stata molto grande quando mio padre telefonandomi questa sera mi ha detto di essere andato a funghi.. Ha raccolto chiodini, porcini e un tipo di fungo velenoso se non cotto.. Non ho potuto fare a meno di provare un po di invidia e nostalgia per non essere potuto stare lì insieme a lui, in quella atmosfera invernale tra il freddo e il vento cercando funghi tra i boschi.
C’è qualcosa di dolce e nostalgico in questa canzone dei Pearl Jam, mi fa ricordare i pomeriggi uggiosi invernali di Erice, tra il vento, la pioggia e la nebbia. Quando si passava le serate a casa degli amici, per incontrarsi bastava salire ad Erice senza bisogno di chiamare nessuno, era sottinteso, scontato.
Ascoltando Nicola parlare di Trapani vedo, attraverso le sue parole, cosa si fa ora lì e non posso fare a meno di ricordare la vita che facevo quand’ero diciottenne. Adesso viviamo in due città universitarie diverse… Il tempo cambia le relazioni, muta le persone, le amicizie cambiano, si allontanano, si stringono nuovi rapporti, si conoscono nuove persone e alle volte si riallacciano vecchie amicizie che non erano dimenticate, ma per qualche motivo strano solo messe in “pausa”..
Sono felice dell’ambiente di amicizie che sono riuscito (e che si è venuto) a creare in torno a me, nonostante le distanze e nonostante il tempo.
Quando dopo due anni di salire continuamente a Erice non ci andammo più, non lo sapevamo ma era finito un momento.. Un momento particolare in cui le mega comitive erano possibili, dove il divertimento era intenso, perché era tutto nuovo, da scoprire.. primi baci, prime carezze, prime sbornie, di quelle sonore che ti ricordi per la vita, primi approcci, zoppicanti e maldestri, con le ragazze.. 🙂
Il periodo successivo passato a Trapani era la scoperta di nuove esperienze più profonde come i primi rapporti e prime liti con le ragazze. Anche il modo di uscire e di trovarsi con gli amici era un po cambiato, si girava di più, si frequentavano locali e pub.. ma il divertimento non era più intenso come prima, senza freni.. Non sono paragonabili. Non posso dire cosa è stato meglio se stare a Erice o a Trapani, sono stati due momenti diversi della mia adolescenza e in quanto tali momenti di cambiamento, di paranoie, crisi di rabbia, felicità intensa, “sballo” e frustrazione e soprattutto con tutti i momenti di riflessione che mi mancano insieme alle frequenti e variegate letture che facevo in quei periodi.. Non mi mancano quei giorni: mi manca l’umore di quei giorni. 🙂
L’importante secondo me non è avere ricordi concreti… non servono le persone a farti ricordare certi bellissimi momenti. Anche se certe cose ci mancano possiamo sempre pensare a quando sono successe e a quanto bello è stato. Le persone e i fatti vivono sempre nella memoria e nessuno può sottrarceli. Quindi non essere triste o invidioso perché basta anche un solo attimo a renderti meravigliosa la vita…